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MARATEA! tanto mare, arte, natura e cultura

tante cose da vedere e da fare: visitare il San Biagio, con la Basilica e la statua del Cristo Redentore, perdersi nei vicoli del borgo, andare in spiaggia, fare un giro in barca, visitare le nove frazioni, fare una camminata sui sentieri vista mare, ....

Con l’esperienza della Mondomaratea Servizi Turistici s.r.l. scopri e vivi al meglio la natura, la cultura e l’arte del territorio vasto e complesso di Maratea: trenta chilometri di splendido litorale tirrenico in gran parte costituito da pendii scoscesi ricoperti dalla macchia mediterranea che raggiunge il limitare di nascoste calette con spiagge ricoperte di multicolori ciottoli.

Il territorio marateota è disegnato da frazioni sia marine che montane, ognuna delle quali conserva una propria identità spesso molto diversa dalle altre e tutte insieme offrono al visitatore una ricchezza di opportunità che è raro trovare in aree didimensioni contenute come quella di Maratea.

Questi peculiari tratti naturalistici e culturali, un mare dalle acque cristalline e cangianti, la qualità dell’accoglienza e l’innato senso dell’ospitalità dei suoi abitanti, fanno di Maratea una delle località turistiche più note d’Italia e ogni anno sono sempre di più i visitatori che la scelgono come meta del loro viaggio. La statua del Cristo Redentore, alto ventidue metri, domina l’intero golfo di Policastro dall’alto dei ruderi dell’antica cittadella fortificata di Maratea Superiore sulla cima di monte San Biagio, sede dell’omonima Basilica dedicata al Santo protettore di cui custodisce le sue reliquie.

Quarantaquattro tra chiese e cappelle costituiscono un vero tesoro, oltre che di fede, di arte e di storia con le decine di artistiche statue, di dipinti e di affreschi in esse gelosamente custoditi. Parte del territorio della Magna Grecia, Maratea ne offre testimonianze archeologiche pregevoli con i reperti rinvenuti nel suo mare ed in parte esposte nel Museo di Palazzo De Lieto.

Lo splendore del suo paesaggio è un invito a godere di rigeneranti passeggiate attraverso i tanti sentieri che in antico costituivano i percorsi della transumanza pastorale oltre a fungere da collegamento tra i vari borghi. Maratea è anche il luogo ideale dal quale partire alla scoperta delle ricchezze naturalistiche dei limitrofi Parchi Nazionali del Pollino e del Cilento o della storia e delle tradizioni dell’entroterra del Lagonegrese e dei caratteristici paesi della Basilicata.


valle-del-noce-trecchina-maratea.jpgDal Massiccio del Sirino al mare di Maratea

Il fiume Noce nasce dalle sorgenti di Murge del Principe, a 1398 m di quota, sul versante settentrionale del Massiccio del Sirino. È lungo circa 45 chilometri e nell’ultimo tratto segna il confine amministrativo tra la Basilicata e la Calabria. Prima di sfociare nel Tirreno, il fiume scorre in un letto piuttosto stretto, a tratti inforrato, come nei pressi di Rivello. La valle omonima, con la parte centrale a forma di losanga irregolare, è delimitata a N-NE dal Massiccio del Sirino (m 2005), Serra Rotonda (m 1205) e Monte Messina (m 1025); a S-SE sono il Monte Coccovello (m 1512) ed il monti di Trecchina,con la Serra Pollino (m 1099) ed il Monte Maiorino (m 1003). Il tratto terminale della valle, dal Torrente Serriaturo al mare, ricade nel comune di Maratea. Il territorio è di gran pregio, ricco di boschi, di sorgenti e di corsi d’acqua. Le principali emergenze ambientali sono sottoposte a tutela e ricadono nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano (pendici del Monte Sirino e Lago Sirino) e nella Rete Natura 2000 (Siti di Interesse Comunitario del Mangarrone, del Coccovello e della Valle del Noce). La ricchezza di biodiversità dell’area, adalla sorgente alla foce, è testimoniata anche dalla presenza di Lontra, Lupo,Falco pellegrino, Nibbio Bruno e Nibbio Reale. Nel Pleistocene la Valle era occupata da un vasto lago di cui restano diverse testimonianze geologiche tra cui l’ampia superficie terrazzata di Trecchina. I centri abitati più importanti sono Lauria, Lagonegro, Nemoli, Rivello e Trecchina, tutti capoluogo di comune. Di seguito, a ciascuno dei cinque comuni è dedicata una breve descrizione. Maratea, pur rientrando tra i comuni del comprensorio, e trattata in altri articoli.

Il territorio della Valle del Noce è anche visualizzabile al link mappa turistica della Valle del Noce. La mappa è stata realizzata da Pompeo Limongi e Mimmo Longobardi per la MondoMaratea Servizi Turistici s.r.l.

La MondoMaratour Viaggi organizza visite guidate personalizzate e per gruppi nei centri storici di Maratea e della Valle del Noce. Info: +39 0973 877797 - This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it..

 


Trecchina. Nella cornice di un dolce paesaggio appenninico tipicamente italiano, immersa nel verde, a 500 metri sul livello del mare sorge Trecchina. Digradando dall’antico borgo medioevale denominato “Castello” il paese si estende verso il “Piano” che costituisce l’attuale centro abitato: due nuclei diversamente strutturati per impianto urbanistico e architettura, ma armonicamente  complementari.

Il borgo è adagiato su uno sperone roccioso inaccessibile, aggettante sulla valle; fortificato da tre torri, di cui una in buon stato di conservazione, mantiene intatti angoli di rara bellezza e antiche abitudini di vita. Finestre, loggiati sormontati da archi, balconi adorni di gerani e mentuccia si aprono su un dedalo di viuzze che si inerpicano dal vallone fino al punto più alto ove ruderi del castello baronale del ‘500 testimoniano secoli di storia di questa comunità. Cuore del paese è la “Piazza del Popolo” le cui quinte sono costituite da alcuni
palazzi di stile liberty che si affacciano sul viale Jequiè. All’ombra di alberi maestosi la piazza diventa, soprattutto nella stagione estiva, il luogo dove si allestiscono mostre di pittura, di artigianato, di prodotti tipici e di arte contadina, spettacoli teatrali e concerti.
E’ ancora qui che si erge la chiesa madre, dedicata a San Michele Arcangelo, realizzata fra il 1840 e il 1878. All’interno si possono ammirare tele della scuola napoletana, medaglioni e la volta affrescati dal Lanziani e restaurati di recente da Larocca. L’abitato è chiuso a sud dalla Serra Pollino, sulla cui cima sorge il Santuario della Madonna del Soccorso, raggiungibile in macchina o lungo uno splendido sentiero tra la vegetazione rigogliosa di castagni, carpini e ontani. Dalla cima lo sguardo spazia dalla Valle del Noce ai monti del Pollino, al Mar Tirreno. In quest'are è in corso di allestimento un importante centro di attrazione turistica per gli sport outdoor ed un planetario, adatto per essere fruito da tutte le fasce di età. 
Trecchina vanta antiche tradizioni artigianali e gastronomiche: ne sono oggi testimonianza gli ottimi prodotti da forno dei numerosi panifici e biscottifici, i dolci, i gelati(speciale quello alla castagna).
Numeri utili: Municipio: 0973 826002 - www.comune.trecchina.pz.it; Guardia medica: 0973 826345

 

Nemoli. È collocato alle pendici del Massiccio del Sirino, nella parte mediana della Valle del Noce. I suoi 1500 abitanti sono concentrati nel capoluogo e nella frazione Lago Sirino, adiacente all’omonimo lago. Nel centro storico sono presenti alcuni pregevoli portali in pietra tra i quali spicca il loggiato in stile napoletano di Palazzo Filizzola del 1600.
Il Lago Sirino è uno splendido specchio d’acqua a 780 m s.l.m.; è compreso nel territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano ed è meta turistica molto frequentata, con un clima molto gradevole anche nelle giornate estive più calde; è attrezzato con un’area di sosta per camper ed è collegato a Nemoli con il servizio di bike-sharing.    
A Nemoli sono di grande interesse le tradizioni plurisecolari della Sagra della Polenta, nell’ultimo giorno di carnevale, e del grande Fuoco di Natale che si accende la sera del 24 dicembre e arde, nella piazza principale del paese, fino al giorno della befana.
Nella stagione estiva 2016 è stato inaugurato La Signora del Lago, lo spettacolo ideato e diretto da Gianpiero Francese andato in scena sulle acque del lago Sirino dal 31 luglio al 4 settembre 2016. Si tratta di un "racconto fantastico, i cui personaggi sono i protagonisti degli eventi importanti che hanno segnato la storia di questo lembo di terra ai piedi del monte Sirino. Le scene si svolgono su un’area di circa 5000 metri quadrati, su un palco galleggiante, e con fontane danzanti di ultima generazione, schermi d’acqua e geyser di oltre 30 metri." Lo spettacolo, caratterizzato da teatro, musica e danza, è in programmazione anche per l'estate 2017.
Numeri utili: Municipio: 0973 40001, 0973 40616. Guardia Medica: 0973 40024
 

Rivello. Il territorio comunale di Rivello è molto ampio e di grande pregio ambientale: si estende infatti dal Monte Sirino, compreso nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, al Monte Coccovello ed al Bosco del Mangarrone. I circa 2800 abitanti si dividono tra il capoluogo e le numerose frazioni e contrade tra cui ricordiamo San Costantino e Rotale.

Il borgo è collocato su un colle dominante la Valle del Noce, fiume da cui è lambito. È sicuramente tra i più belli e interessanti della Basilicata, con una invidiabile posizione panoramica; la struttura, arroccata sul crinale, è caratterizzata da un intricato sistema di vicoli, con abitazioni arricchite da decorazioni, colori, balconi, portali. Numerose sono le chiese. La più imponente, simile ad una fortezza, è Santa Maria del Poggio collocata sull’estremità sud occidentale, ben visibile da chi osserva il paese dalle aree di sosta sulla strada statale 585; molte conservano ancora le caratteristiche strutture bizantine.

Alla base del poggio è collocato l’ex convento di S. Antonio o dei Minori Osservanti, edificato a partire dal 1512. Sotto le arcate antistanti la chiesa ci sono tracce di affreschi di Girolamo Todisco. La chiesa è stata completamente trasformata in epoca barocca: ha un bel portone ligneo intagliato, interessanti tele ed il coro ligneo (1623-53) intagliato con scene di costume e mestieri locali. Molto bella è l’Ultima Cena affrescata nel refettorio dal Pietrafesa; altri affreschi si possono osservare nel chiostro, anche se deteriorati. Nell’ex convento è stata allestita anche il significativo Museo Civico Archeologico (tel. 0973 46004) ricco di reperti provenienti dagli scavi effettuati nelle vicinanze (Serra Città e Piano del Pignataro) con insediamenti indigeni in contatto con le colonie greche limitrofe.

Numeri utili: Municipio: 0973 46004 - www.comune.rivello.pz.it. Guardia medica: 0973 46256

 

 

Lagonegro. Il territorio chiude a nord la Valle del Noce e si estende sul versante nord-occidentale del Monte Sirino, fino alla cima. La prossimità con l’autostrada Salerno-Reggio Calabria e la posizione baricentrica rispetto al vasto territorio che va dalla Costa di Maratea al Pollino ed al Vallo di Diano, ne fanno luogo vocato ai servizi, sede di ospedale, di tribunale, e di molte scuole secondarie.

La popolazione è di circa 6000 abitanti ed è concentrata prevalentemente nel capoluogo in cui si distinguono l’antico borgo fortificato, di impianto medievale, chiamato il Castello, e una parte più recente, allungata in direzione nord fino a ridosso dell’autostrada. Il centro è la Piazza Grande con la parrocchiale della Trinità, la fontana ottocentesca ed il settecentesco Palazzo Corrado. All’area più antica del Castello si accede dalla caratteristica “porta di Ferro”; in cima alla rupe sono i ruderi del palazzo baronale e, poco più in basso, l’ex parrocchiale di S. Nicola, di impianto romanico (IX-X sec.), più volte ristrutturata.

Molto interessanti sono anche le altre chiese tra cui ricordiamo quelle del Rosario,del Purgatorio e di S. Anna. Dal Castello si gode una bellissima vista sul Massiccio del Sirino, la cui vetta più alta è il Monte Papa (m 2005). La montagna è ricca di faggete e di pascoli sassosi su cui è possibile trovare anche la Vicia serinica, una specie erbacea, endemica, molto interessante. Il suo versante nord ospita il Lago Laudemio (circa 20 Km da Lagonegro- m 1525 di quota), piccolo bacino di origine glaciale, e la pista da sci; è un luogo molto bello, ideale meta e punto di partenza per gli sport invernali, per il trekking e le passeggiate a cavallo.

Sulla cima sud del massiccio è la cappella della Madonna della Neve o del Sirino (m 1907), costruita nel 1629, che custodisce la statua della Madonna da giugno a settembre. Il trasferimento a spalla della statua lungo tutto il lungo percorso di andata e ritorno, dal paese alla vetta, coinvolge l’intera comunità ed è seguito da una grande folla di fedeli.

Numeri utili. Municipio: 0973 41430. Guardia Medica: 0973 48555. Pronto Soccorso: 0973 48251.

 

Lauria. Ha un vasto territorio che si estende dalla Valle del Noce alla Valle del Sinni. A testimonianza della grande valenza naturalistica e paesaggistica, parte di esso è compreso nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano (Massiccio del Sirino) e parte nel Parco Nazionale del Pollino (M. La Spina e M. Zaccana). Molto interessanti sono anche l’invaso di Cogliandrino, sul fiume Sinni, ed il Lago della Rotonda.

Le qualità ambientali ne fanno meta privilegiata per gli appassionati di trekking, arrampicata, passeggiate a cavallo e sport invernali presso la stazione sciistica dellaConserva, sul Monte Sirino. I circa 13000 abitanti ne fanno il centro più popoloso della Valle del Noce e dell’area sud della Basilicata e sono insediati nel centro urbano del capoluogo e nelle numerosissime contrade.

Il centro urbano è articolato in due rioni: Lauria Superiore (Castello) e Lauria Superiore (Borgo). Conserva il fascino di un impianto tipicamente medioevale, un intricato mosaico di edifici abbarbicati alla montagna. Oltre ai ruderi del medievale castello di Ruggiero sono sicuramente da visitare la casa natia del beato Domenico Lentini, patrono della città dal 2000, e le numerose chiese che conservano un importante patrimonio artistico riferito a varie epoche. Numerose e folcloristiche sono le manifestazioni che accompagnano le feste religiose.

Numeri utili. Municipio: 0973 627111 - www.comune.lauria.pz.it. Polizia Locale: 0973 627272. Guardia medica: Lauria Sup. 0973 621417. Guardia medica Lauria Inf.: 0973 628281.

Il Golfo di Policastro e un ambiente straordinario

Il Golfo di Policastro è oggi, e da molto tempo, una importante area turistica italiana. Ci piace però presentarlo con le parole introduttive di Gianni Calvi al bel volume "VISIONI DI MARATEA E DEL GOLFO DI POLICASTRO" (di cui curò testi e foto), commissionato dall'Ente per lo Sviluppo Turistico di Maratea ed edito dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara nel 1957.

"Presentiamo in questo volume una delle zone più belle e più sconosciute del Mezzogiorno d'Italia; e una delle più antiche e civili. Essa subì l'influsso della colonizzazione greca circa 800 anni prima di Cristo. Nel VI e V secolo venne occupata dai Lucani, che diedero il loro nome a tutta la regione compresa fra la Campania, l’Apulia e il Bruzio (Calabria). Roma sottomise la Lucania nel 298 a. C. Nell'87, dopo la guerra sociale, ottenne i diritti di cittadinanza ed entrò a far parte della Comunità di Roma. Sotto Augusto era compresa nella III Regione Italica (Lucania e Bruzio).

Erano di origine greca le maggiori città costiere. Sul Tirreno famose Poseidonia (Paestum) ed Elea (Velia), di cui restano tracce monumentali. Di altre affacciate sul Golfo di Policastro come Blanda e Laos, scomparse nell'alto Medio Evo, è insufficiente o incerta la documentazione archeologica e storica. A differenza di queste ultime Policastro (la greca Pixus, Buxentum per i romani) sopravvisse alle calamità che la investirono, grazie alla continuità e all'autorità dei suoi Vescovi.

Policastro dà nome al Golfo, i cui limiti, ad ascoltare gli antichi che lo chiamavano «sinus Laus», golfo di Lao, si stendevano da Capo Palinuro a Capo Bonifati. Un criterio più rigoroso — ma tutte queste indicazioni hanno un fondo convenzionale — lo limita tra Punta degli Infreschi e Capo Scalea, nei termini in cui è meglio pronunciata l’insenatura. Oggi confluiscono sul Golfo di Policastro i confini amministrativi di tre regioni: la Campania, fino al Canale Mezzanotte; la Lucania, da questo punto sino alia foce del Noce; infine la Calabria. Ma un tempo il Golfo era tutto Lucania. Infatti, geograficamente e geologicamente questa regione nel suo versante tirrenico va dal Sele, a nord di Paestum, al solco Sangineto-Passo dello Scalone, sotto Belvedere Marittimo, dove termina l’Appennino Lucano e inizia il sistema Calabro-Siculo, di altra origine e natura. Anche l'antica regione amministrativa lucana era pressappoco entro questi limiti: cioè dal Sele al Lao, che si getta nel Tirreno fra Capo Scalea e Diamante. Nel presentare le visioni del Golfo noi seguiamo criteri estensivi, che trovano fondamento nella natura e nella storia; e perciò puntiamo l'obiettivo dalla zona di Palinuro a Belvedere Marittimo.

Tutte le vicende del Mezzogiorno, dal Medio Evo in poi, hanno lasciato traccia nella regione. I Longobardi nel IX secolo, i Bizantini nel X, i Normanni nell'XI, gli Svevi dal 1189 al 1261 (è dal tempo di Buggero II che la regione lucana incomincia a chiamarsi Basilicata, cioè governata da un funzionario imperiale o «basilico»), gli Angioini e poi gli Aragonesi dal 1300 alla fine del '400, la Spagna per i due secoli successivi, quindi gli Asburgo per trentatré anni, e poi i Borboni, la Francia di Napoleone e di nuovo i Borboni governarono successivamente la regione e il Golfo, mentre saraceni e corsari di ogni razza non cessarono di fare oggetto delle loro scorrerie la zona costiera, respingendo gli abitanti in località più protette o nell'interno e aumentando la loro miseria. La minaccia corsaresca e l'ordinamento feudale sono gli eventi del passato che si sono più nettamente trasferiti, mantenuti, quasi fissati nel paesaggio e nel color locale, e lo caratterizzano tuttora.

Nelle tavole che abbiamo raccolto tentiamo di esprimere la sconosciuta bellezza del Golfo, dei suoi dintorni e del suo retroterra attraverso i caratteri più rilevanti e nella loro straordinaria varietà di aspetti. È con struggimento che si ricordano queste grandi solitarie coste, gli strapiombi rocciosi, le aguzze scogliere nerastre che si allungano nell'acqua tersa e intensamente colorata, i bellissimi promontori, le nude isolette, l'improvvisa quiete delle spiagge naturali, le impressionanti distese di sabbia che respingono il mare come nei grandi archi di Praia e Scalea. L'eloquenza scenografica del paesaggio marino si ripete con altre note non appena si risalgono le valli verso l’interno: grandiosi scenari dolomitici, come nella Valle del Mingardo; nudi aspetti carsici, come al Passo della Colla, appena sopra Maratea; aperti e luminosi paesaggi svizzeri come a Lauria e a Lagonegro; immense distese di ulivi, che richiamano la Toscana, nelle estreme propaggini del Cilento o da Policastro a Sapri; i rigogliosi castagneti che danno a Trecchina un aspetto di prealpe lombarda: così la scena è sempre grande e variata, ricca di imprevisti e di sorprese.

C’è una ragione strutturale che spiega l'eccezionale fantasia del paesaggio, ed è l'estrema varietà dei terreni che vanno dall'alba del mesozoico alle più recenti formazioni marine. Ma il dato scientifico non basta a definire la misura essenziale di questa bellezza. Forse bisogna cercarla nella staccata solennità, o nel silenzio, o nella presenza viva dell'antico; o in tutte e tre queste cose insieme.

Che navigatori delle leggendarie età solari siano approdati a queste coste pare cosa naturale. Queste aguzze scogliere, il mare lucido e trasparente, il sole luminoso, le sterminate solitudini sono quelle dei miti mediterranei. Che lunghe lotte abbiano tormentato queste terre, si vede. Ogni borgo di qualche importanza ha una parte munita, il castello, inerpicato su una rupe da dove si domina il mare, o la strada; e su ogni punta o capo, su ogni altura che guardi un passaggio, si scorgono i ruderi di torri o di rocche. Le case sono strette l'una all'altra; sono case di gente che ha dovuto ripararsi, difendersi, talvolta fuggire. Città distrutte e abbandonate sono rimaste con le loro intatte macerie a guardia del loro passato, come l'antica Maratea e l'antica Cirella.

A Maratea, le cui braccia si allargano su tutto il fronte tirrenico dell'attuale Lucania, il mare e la terra, la civiltà e la storia di queste terre hanno riunito in un suggestivo diorama tutte le loro espressioni. Qui sono le alte rocce incombenti sul mare, i promontori, le isole, una corona di grotte dove natura e magia si incontrano; c’è una conca verde e fertilissima adagiata fra la brulla montagna del Cerrito e l'impennata rupestre di Monte S. Biagio, con una vegetazione fiorente e varia che in breve tratto passa dalle agavi, dagli aranci, dai carrubi, dai fichi d'India ai carpini, ai frassini, alle ginestre, agli abeti; ci sono le torri, i castelli, le rovine, i santuari che rendono ricche di dramma e di leggenda le tradizioni. E Maratea, la sola località di queste zone che riuscì a mantenersi libera nei tempi feudali e a svilupparsi nei suoi vari nuclei in modo difforme ma congeniale, sembra appunto un miracolo della natura e della storia, la più importante scoperta del Golfo di Policastro."

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Parco Nazionale del Pollino

Il Parco Nazionale del Pollino è stato istituito nel 1993, copre una superficie di 192.565 ettari, con circa 172.583 abitanti distribuiti generalmente su comuni piccoli e piccolissimi di cui 24 in Basilicata e 32 in Calabria.  

A cavallo tra due regioni, Basilicata e Calabria, e tra due mari, il Tirreno e lo Ionio, il Parco Nazionale del Pollino è oggi l’Area protetta più estesa d’ Italia. Il territorio presenta una morfologia prevalentemente montuosa, nella quale spiccano tre massicci appartenenti all’ Appennino meridionale Calabro- Lucano: il massiccio del Pollino, situato al centro del Parco; a Sud- Ovest , il complesso dei Monti dell’ Orsomarso e nel settore settentrionale si erge isolato il Monte Alpi.

Il Pollino, segna con il suo crinale, disteso lungo la direttrice Nord- Ovest, il confine tra le due Regioni, ed è il gruppo montuoso più elevato dell’Appennino Meridionale,  con le cime più alte e più rappresentative: Serra Crispo (2053 m), Serra della Ciavole (2127 m), Serra del Prete (2180 m), Monte Pollino (2248 m) e la cima più alta Serra Dolcedorme (2266 m). A Nord, il versante lucano del massiccio si affaccia sulla valle del fiume Sinni con pendici più dolci; sul versante calabrese, a Sud, sulla Piana di Castrovillari con un paesaggio aspro e selvaggio.

Conserva tracce delle ultime glaciazioni testimoniate dai depositi morenici e dai massi erratici nel Piano di Acquafredda e nei Piani del Pollino. I Monti dell’Orsomarso costituiscono invece l’ossatura orografica della zona meridionale del Parco, collegati, in un continuum geografico, con il massiccio del Pollino attraverso l’altopiano carsificato di Campotenese e le cime di Cozzo Pellegrino, Monte Palanuda, la Montea. Il complesso racchiude una straordinaria varietà di paesaggio contrapposta a una semplice conformazione orografica. Nessuna delle cime del complesso sfiora i 2000 m di quota: Cozzo Pellegrino arriva a 1987 m, mentre la Mula tocca i 1935 m. A settentrione, in posizione marginale nell’ambito del territorio del Parco, si erge isolato il Monte Alpi (1900 m). Si tratta di un interessante fenomeno geologico che finora non ha trovato una spiegazione univoca. Gli studiosi infatti non sono riusciti ancora a spiegare come questa piattaforma carbonatica appartenente alla placca abruzzese- campana abbia potuto collocarsi nella posizione attuale. I sistemi fluviali, che dividono il territorio del Parco in bacini ben definiti, sono pregevoli per la ricchezza di corsi d’acqua e sorgenti, alcune delle quali dalle proprietà oligominerali o termali. A Nord, il bacino fluviale del Sinni, il corso d’acqua più importante del versante lucano del Parco, è alimentato da due importanti affluenti, il Frido e il Sarmento. Il primo, a carattere torrentizio, nasce dal Piano Iannace, nel cuore del massiccio a 1800 metri di quota. Attraversa dapprima i Piani di Vacquarro, poi un maestoso bosco ricco di cerri e faggi, il Magnano, da dove raccoglie le acque del torrente Peschiera, e conclude la sua corsa nei pressi dell’antico convento del Ventrile di Francavilla sul Sinni. Il secondo, il Sarmento, nasce nei pressi di Casa del Conte, una frazione di Terranova di Pollino, attraversa la Gola della Garavina, un profondo canyon di spettacolare bellezza, per immettersi nel Sinni a Ovest di Valsinni. Le acque convogliate da Serra delle Ciavole, Toppo Volturno e Falconara alimentano il torrente Raganello, corso d’acqua famoso per la sue Gole nate dall’azione combinata dell’erosione fluviale e dai movimenti tettonici.

Sede: complesso monumentale Santa Maria della Consolazione - Rotonda (PZ)

Info: parcopollino.gov.it; Tel: +39 0973 669311

Naviga la mappa Di Parco in Parco e la Carta Turistica del Parco del Pollino.

 

 

Parco Nazionale del  Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Il parco Nazionale del Cilento è stato istituito nel 1981 inglobando le aree naturali degli Alburni, Gelbison, Cervati, Paestum e Pertosa, precedentemente inserite in un disegno di legge per l’istituzione di parchi regionali.

Dal 2010 ha ottenuto il riconoscimento di “Geoparco“ ed è stato incluso nell’European and Global Geopark Network sotto l’egida UNESCO. Il parco ha una superficie complessiva di 178.172 ettari. Il Cilento occupa la porzione meridionale della Campania. È prevalentemente montuoso ed è delimitato a nord dalla piana del fiume Sele, ad est dal Vallo di Diano e a sud e ovest dal mare Tirreno. Dal punto di vista morfologico è costituito da basse colline e da monti che raggiungono anche notevoli altezze. Particolarmente suggestiva è la costa in parte frastagliata, con baie, insenature e spiagge sabbiose.

La cima più alta è il Monte Cervati (m 1.898). Notevole è la ricchezza del paesaggio vegetale definito dalla diversità degli ambienti e dai vari tipi di vegetazione. Il paesaggio comprende i settori costiero, submontano, mediterraneo montano, montano e alto montano. In particolare il settore costiero, ricco di rupi e falesie, accoglie molte specie endemiche ad areale circoscritto e relitti della flora terziaria, tra cui spicca la Primula di Palinuro, simbolo stesso del parco. Dalla fitta stratificazione delle rocce lungo il tratto costiero, caratterizzato dal Flysch di forme e colori particolari come a Ripe rosse o nel terrazzo marino di Punta Licosa, si passa verso l’interno dove dominano i massicci carbonatici degli Alburni e del Cervati. Le rocce calcaree erose dalle acque e dagli agenti atmosferici hanno creato dei paesaggi suggestivi caratterizzati anche dalla numerosa presenza di spettacolari cavità sotterranee come le grotte di Castelcivita lunghe quasi 5 km; la grotta di Pertosa accessibile per un tratto con zatteroni; e la grotta dell’Auso presso S. Angelo a Fasanella. Suggestive sono le forme carsiche create dalla lenta erosione delle acque sotterranee, come ad esempio la Grotta di Morigerati sul Fiume Bussento e le gole del monte Bulgheria sul fiume Mingardo.Più di 1800 specie costituiscono il patrimonio floristico del parco: oltre la già citata Primula di Palinuro sono presenti sul tratto costiero il Giglio marino, la Statice salernitana, il Garofano delle rupi, la Centaurea, l’Iberide florida, la Campanula napoletana, la Ginestra del Cilento, il Carrubo, il Ginepro rosso o fenicio, il Pino d’Aleppo. Sui tratti collinari distese di olivi si accompagnano alle quote più alte a aestose Querce insieme ad Aceri, Tigli, Olmi, Frassini e Castagni. Sulle vette silenziose dei Monti Alburni, del Cervati, del Motola, del Bulgheria sono presenti il rarissimo Crespino dell’Etna insieme a sassifraghe endemiche, le Centauree di montagna ed altre rare specie.

La fauna è presente con le specie tipiche dell’Appennino meridionale tra le quali l’Aquila Reale, la Coturnice, la Lepre appenninica, il Falco pellegrino, il Lanario, il Corvo imperiale ed il Gracchio corallino. Nei boschi si osservano la Volpe, la Martora ed il Lupo.Nei corsi d’acqua domina la popolazione di lontre, tra le più ricche d’Italia. Vicino alle sorgenti, dove l’acqua è più fredda, immerse nell’ombra, vive la rara Salamandra dagli occhiali; nei numerosi corsi d’acqua sono presenti la Trota ed il Merlo acquaiolo; lungo le sponde sono frequenti piccoli trampolieri limicoli come il Corriere piccolo, e, nelle piccole pozze, la Rana italica, la Rana dalmatina, l’Ululone dal ventre giallo e il Rospo; tra le gole rocciose vola il raro Biancone, rapace di grandi dimensioni. Notevoli sono le testimonianze archeologiche: la preistoria delle grotte costiere di Camerota, di Scario, di Palinuro; i resti della splendida città di Elea, patria del filosofo Parmenide e della sua Scuola Filosofica Eleatica; le vestigia del monachesimo eremitico dei monaci basiliani.

Bellissimi e suggestivi sono infine i tantissimi centri storici, carichi di arte, di patrimoni folkloristici e di tradizioni gastronomiche.

Sede: Via Montesani — 84078 Vallo della Lucania (SA)

Info: www.cilentoediano.it Tel: +39 0974 71991

Naviga la mappa Di Parco in Parco e scopri le meraviglie del Parco Nazionale del Cilento

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