José Ortega: viaggio a Maratea, Un artista dentro la vita

Inaugurazione Sabato 8 Dicembre, ore 17.30 - DNA Marateacontemporanea, via dell’Unità d’Italia, Maratea, centro storico 

Comunicato stampa

ortega pannello massacro IV opera in cartapesta cm150x180 L’associazione culturale arti visive DNA Marateacontemporanea, in occasione del Capodanno Rai a Maratea, presenta la mostra d’arte “José Ortega: viaggio a Maratea, Un artista dentro la vita” a cura di Nicola Cobucci, Raffaele Iannone, Mimmo Longobardi e Pasquale Persico, che si terrà a Maratea nella galleria dell’associazione dal 9 dicembre 2017 al 8 gennaio 2018.

La mostra vuole essere un omaggio al grande artista spagnolo ripercorrendo le tracce del suo operare tra Bosco e Matera, luoghi di vita scelti da esule del regime franchista, lasciandoci, con la sua potenza espressiva, opere e pensieri sui quali oggi si innestano progettualità culturali orientate ad ambiziosi traguardi internazionali.
Per l’occasione si presenteranno il volume “ Josè Ortega nel ricordo di Nicola Cobucci” e un’opera video dedicata ad Ortega realizzata da Pasquale Napolitano

 

All’ombra del Monte Bulgheria si incrociano i segni, gli umori e le energie che hanno catturato l’artista armato d’arte, già potente nel linguaggio e segnato dalla durezza della lotta di libertà intrapresa in patria

Ripetere il viaggio nel tempo e nello spazio attraversati dal poeta, artista, comunista militante, ed esule del Franchismo , in occasione del Capodanno a Maratea organizzato dalla RAI, significa scegliere di fare un’esperienza complementare allo svago, di apprendimento e di emozioni.
Matera-Maratea- Bosco (S. Giovanni a Piro) sono i luoghi che raccontano di un periodo dove la stanzialità creativa (Casa a Bosco), (Atelier e casa a Matera) ed incontri d’arte a Maratea) serviva all’artista per ritrovarsi in luoghi che parlavano, in termini di paesaggio ed umanità fragile, lo stesso linguaggio della Spagna.
E’ con Bosco e i suoi abitanti che c’è l’identificazione di un luogo fecondo al suo bisogno di alimentarsi, di assimilare frammenti di umanità a lui familiare per trasformarla nell’alfabeto universale del suo segno, delle sue forme dei suoi simboli e dei suoi limpidi colori.
L’uomo, umori ancestrali e stratificazione arcaiche di arte, vita e dolore segnano fortemente la sua esperienza che trova nei luoghi la scena del suo fare arte.
Quindi Bosco si connette a Matera città materna e delle origini, laboratorio di antiche manualità dove la forza espressiva trova ulteriore linfa nei materiali del luogo, cartapeste, gessi, crete, terre colorate che creano vita e luce a componimenti solenni restituendo voce a eventi epici o a drammi di potere o sopraffazione e parimenti a gesti semplici di quotidiana fatica umana.
Ortega segna con il suo lavoro, da costa a costa, un itinerario che percorre una dorsale culturale che ha attraversato il tempo della storia creando miti e lasciando cicatrici sulle quali oggi è possibile innestare visioni di futuro.
In questi luoghi egli poteva confermare la sua volontà di rimanere artista spagnolo, della Spagna oppressa che chiedeva libertà come occasione della nuova storia europea sebbene questa fosse ancora incapace di esprimere una civiltà plurale ed inclusiva.
In questi luoghi pieni di energia incontra amicizia e ospitalità, conforto e reciprocità, gli è facile riconoscere in Cobucci l’amico ed il medico che rinnovando il giuramento di Ippocrate si impegnerà prima e dopo per “sottrarre all’oblio” i segni di un lavoro d’artista, site specific, che rappresenta oggi per il territorio un valore aggiunto localizzato inestimabile e concorrente a dare voce ai quattro riconoscimenti Unesco del Territorio dell’Area Vasta estesa dalla Campania alla Basilicata.
Rifare il viaggio significa, allora, proteggersi dalla negligenza unilaterale della percezione del tempo e dello spazio facendosi aiutare da altri occhi per illuminare visioni non percepite e non interiorizzate
Nel viaggio si moltiplicheranno gli incontri con gli “originali Multipli “visibili sia a Matera che a Bosco ed in via eccezionale a Maratea fino a riconoscere il perché la sociologia francese nel cogliere le lievi differenze parla di “ tecniche multiple pre-industriali, esaltando gli incontri di Ortega con gli artigiani dei luoghi.
Questo scambio di energie si rinnova nel viaggio da Ortega ad Ortega fino a godere della propria stanzialità temporanea a Maratea, Matera e Bosco perché finalmente il racconto delle opere è percepito come ecologia della mente che riconnette passato, presente e futuro conducendoci al cerchio di apprendimento desiderato come nuova enciclopedia in consultazione.
Il viaggiatore ed il suo apprendere ad apprendere possono diventare il racconto contemporaneo da vivere a Matera o in casa Ortega a Bosco dove la presenza dell’artista è percepita come vitalità del genius loci contemporaneo
Le parole di Ortega raccolte nel bel libro di Cobucci diventano teatro di considerazioni profonde sull’arte e sull’uomo che non possono essere “estranei al loro tempo”
Riappare il marxista che sa guardare al sacro fino a mettere in relazione “I Segatores della Spagna “ con “I contadini del Cilento”.
Morte e Nascita degli Innocenti diventano oggi “non altre” immagini dei conflitti odierni.
(Ortega +/- Dùrer).
La casa diventa archivio, atlante della memoria, nel linguaggio di Aby Warburg, da sviluppare e connettere, come la Montagna del Bulgheria è connessa alle fughe da Oriente.
A Bosco più che in altri luoghi e fino alla morte avvenuta in Francia c’era e c’è la voglia di Ortega di seminare impollinazioni d’arte accanto ai semi naturali che con gli amici del luogo vedeva rinascere ogni anno in attesa di una vitalità generatrice di nuove società liberate in altri luoghi.
Ecco Casa Ortega a Matera, Casa Ortega ed il Museo Ortega a Bosco e la Galleria DNAMarateacontemporanea si fanno riconoscere come città contemporanea orientata dai valori del quarto paesaggio dove anche la natura ha soggettività multipla( già riconosciuta dall’Unesco con Stelle Multiple) espressione di una democrazia espressiva ancora non vitale nelle società definite democratiche a scala variabile.

José García Ortega (Arroba de los Montes, 1921 – Parigi, 24 dicembre 1990) è stato un pittore e scultore spagnolo

ortega omaggio ai poeti Fu rappresentante del realismo sociale della Guerra civile spagnola e uno dei membri gruppo "Estampa popular", di cui fu anche fondatore. A tredici anni si trasferì a Madrid dove iniziò a realizzare i suoi primi dipinti e prese parte ai circoli antifranchisti, legando così le sue esperienze successive e la sua opera al forte impegno politico e civile. A 26 anni fu condannato per reati di opinione, e dopo il carcere nel 1952 uscì il suo primo ciclo di xilografie. Nei primi anni sessanta iniziò il suo lungo esilio e si trasferì a Parigi, dove gli fu assegnata dal Congresso Internazionale dei Critici d'Arte del Verucchio diretto da Giulio Carlo Argan la medaglia d'oro per la sua azione di lotta per la libertà. Nel 1964 Antonello Trombadori organizzò la sua prima mostra personale in Italia alla galleria La Nuova Pesa di Roma, alla quale seguirono quelle del 1968 e del 1974. Negli anni seguenti realizzò numerose esposizioni a Filadelfia, Toronto, Saint Louis, Zurigo, Torino e Bruxelles. Nel 1969 realizzò le venti incisioni della grande suite dei Segadores, ispirate dalle sofferenze dei lavoratori della terra. Nel 1971 lavorò al ciclo Ortega±Dürer, sessanta incisioni riguardanti il tema della guerra civile spagnola presentate al Museo di Norimberga e poi esposte nel Castello Sforzesco di Milano.
Si trasferì a Matera nel 1973, dove aveva il suo laboratorio nella sede del Circolo culturale La Scaletta nei Sassi, sperimentando nuove tecniche nello scolpire bassorilievi e utilizzando la cartapesta in modo innovativo; qui realizzò uno dei suoi cicli pittorici più importanti, Morte e nascita degli innocenti, presentato al Castello Sforzesco di Milano. Alla città di Matera, a cui era profondamente legato, lasciò in dono molte sue opere. Nel 1976 dopo sedici anni di esilio gli fu concessa l'autorizzazione per tornare liberamente in Spagna, e così poté esporre le sue opere a Madrid, Valencia e Bilbao, dove in particolare espose il grande ciclo di bassorilievi realizzato a Matera; lasciò nuovamente la Spagna nel 1980 per tornare in Italia, dove continuò un'intensa attività espositiva, stabilendosi nel piccolo centro di Bosco, nella provincia di Salerno. Dichiarò di aver scelto questo posto perché gli ricordava la sua amata Spagna; egli stesso disse:
«Sto bene con voi, perché qui ho trovato un'angoscia ed una miseria che sono quelle della mia gente. Perché i colori sono quelli della mia terra. Sono rimasto perché la pelle dei braccianti è scura e secca, come quella dei contadini spagnoli.»
Riuscì a comprare una casa (tutt'oggi visitabile) dove, seduto nel giardino antistante, si dedicava alla pittura di paesaggi e nature morte. La sua casa è un vero e proprio museo, ove ancora si possono ammirare dipinti che la ornano sia internamente che esternamente. Guadagnò la stima e l'affetto di tutti in poco tempo: viene ricordato come un uomo solitario e pensieroso, ma al contempo generoso e riflessivo.
«Qui sono venuto a costruire un pezzetto di libertà. Lavorare in queste terre, significa osservare e imparare costantemente, per portare poi con noi qualcosa di veramente puro e genuino che valga la pena di aver assimilato. Ci sono dei momenti nella vita dei popoli, in cui gli artisti sentono che un'arte a contenuto rivoluzionario è una necessità. Quindi non più l'arte per l'arte. Noi poeti, musicisti, pittori, noi creatori d' arte...contro coloro che predicano il disimpegno e l'evasione...sentiamo che il popolo ha bisogno di forme artistiche che chiamino all'unione per restituire libertà e democrazia al paese.»
All'entrata del paese si possono ammirare le sue famose maioliche che raffigurano i moti rivoluzionari risorgimentali del 1828 avvenuti a Bosco. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1990 a Parigi, un gruppo di oltre 50 pittori, scrittori e scultori spagnoli gli rese omaggio con una mostra nella Galleria Villanueva di Madrid.
Alcune sue opere, inoltre, furono donate al Museo d'Arte di Savona intitolato a Sandro Pertini, suo grande amico. Il 15 settembre 2010, a Bosco, è stato inaugurato il Liceo Artistico Paritario dedicato al grande pittore. Il 18 marzo 2011 è stato inaugurato il Museo "Casa Ortega" sempre nella piccola frazione cilentana. Le sue spoglie riposano a Parigi, nel Cimitero di Montmartre.
Ortega fu un esponente di quel realismo pittorico che caratterizza l'opera di molti pittori italiani, come il Guttuso, Migneco, Cantatore e Guerricchio. Fu definito il pittore del mondo contadino per la sua costante attenzione alle classi più umili che hanno sempre ispirato il suo lavoro; il poeta spagnolo Rafael Alberti, prendendo spunto dai Segadores di Ortega a cui dedicò la poesia Ortega de segadores, inventò il termine ortegano per indicare le condizioni di oppressione vissute dai contadini spagnoli.
Nel 2014 è stato inaugurato nella casa in cui visse, nei Sassi di Matera, un museo laboratorio a lui dedicato, Casa Ortega.

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